Il racconto delle tre Lotus – Parte 2

Lotus 15 all'Historic Races - Riverside - Stephen Griswold

Ho già scritto in passato del mio viaggio per assistere al Grand Prix SSR e incontrare Jim McAllister. Acquistai la mia Cooper T53, una Maserati 150S e due Lotus 15 semi complete, che vendetti poi a Chris Drake Collector Cars in Gran Bretagna. Mentre mi trovavo lì, notai una Lotus 15 serie 2 argento, parcheggiata in un angolo dell’officina. Chiesi informazioni a riguardo e scoprii che apparteneva ad un amico di lunga data, nonché ex patriota inglese, Murray Smith. Mi dissero che l’automobile era in vendita, così chiamai Murray a New York, dove viveva e concludemmo l’affare.

L’automobile venne spedita alla mia officina a Berkeley, e la tenni da parte per un anno, visto che ero molto impegnato con dei restauri per conto di altri clienti. Inoltre, non ero sicuro se volessi restaurarla o semplicemente rivenderla, lasciando che fosse il nuovo proprietario a decidere cosa farne.

Alla fine optai per la seconda soluzione, ma per spuntare un prezzo migliore, decisi di farci qualche piccolo lavoro e di portarla per una prova sul tracciato locale, a Sears Point. Le sessioni di prova danno spesso dei risultati contrastanti per auto con grande differenziale di velocità. Uscii per alcuni giri e decisi che tutto funzionava in modo soddisfacente, ma proprio in quel momento, una Formula 5000 Lola mi sorpassò all’interno della curva 1 e mi forzò fuori traiettoria.

C’era della ghiaia sui bordi del circuito e al contatto con l’esterno delle ruote, prima che potessi mettermi in salvo, l’auto sbandò fuori tracciato e si piantò nel terreno. La parte frontale era seriamente danneggiata, alcuni di voi potrebbero ricordare che ebbi un’esperienza simile a Silverstone sulla mia Cooper T53. E’ una pessima idea mischiare automobili con tali differenze di velocità. Ispezionai la mia Lotus danneggiata ed ero furibondo con lo sciocco che aveva causato questo inutile incidente.

Riportai l’automobile a Berkeley e riflettei sul da farsi. Alla fine decisi di eseguire un restauro completo e mi misi al lavoro.
La scelta di restaurare l’automobile si rivelò vincente, visto che al momento di smontarla scoprii molti problemi. Colin Chapman, proprietario e progettista di automobili Lotus, venne spesso criticato per crearle troppo leggere, sacrificando la loro affidabilità e la mia Lotus ne mostrava proprio i segni, insieme a qualche crepa nella struttura. Smontai tutto e riparai i punti deboli e le crepe. Incaricai Don Nichols, il mio addetto alla lamiera, di costruire una nuova sezione per il musetto, visto che non era possibile riparare quello danneggiato. Il restauro proseguì a un buon passo e in 5 mesi l’automobile era completa e pronta per correre.

La prima corsa con quest’auto fu a Riverside dove vi trainai anche la Maserati Tipo 60, la ex auto di Menatto Boffa, che vendetti al mio amico Chris Cord. Quel weekend, c’era una corsa dell’IMSA e incontrai il mio vecchio amico, Brian Redman, che si trovava lì per correre su una Porsche 935.

Mi fu offerto di guidare la mia vecchia Ferrari 375 Coupé che avevo venduto a Bob Sutherland. Chiesi quindi a Brian se fosse interessato a correre sulla Lotus e fu lieto di accettare. Ciò mi fece sentire molto onorato, dato che Brian era uno dei migliori nel settore, essendo stato collaudatore di automobili Ferrari e Chevron.

Le prove andarono bene per me sulla mia vecchia Ferrari e mi piazzai in 10ª posizione, ma la prima fila era tutta firmata Griswold, con la Maserati in pole position e Brian subito dopo, con la mia Lotus.
Brian fece una partenza spettacolare e passò in testa, ma non durò a lungo. La prima posizione cambiò ad ogni giro e all’ultimo, Brian, sfruttando la scia di Chris, lo sorpassò sul lungo rettilineo di Riverside e riuscì a tenerlo dietro fino al traguardo. Fu un risultato perfetto e gli spettatori ebbero l’opportunità di assistere a un entusiasmante spettacolo.

Alcuni mesi dopo, Peter Kaus si fermò a farmi visita durante il suo viaggio annuale all’evento di Monterey Historics. Quando vide la Lotus si mise in testa che doveva essere sua, per esporla nel suo museo; alla fine raggiungemmo un accordo e l’auto fu sua. Mi dispiacque davvero separarmene, non avevo neanche avuto la possibilità di correrci.

 

Continua a seguire la storia Il racconto delle tre Lotus – Parte 3

 

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