Il racconto delle tre Lotus – Parte 1

Lotus - Stephen Griswold

Quando mi trasferii sulla costa Ovest degli Stati Uniti per frequentare l’università, ero solito seguire le corse locali e vi vedevo molte Lotus 11 gareggiare. Lo Sports Car Club of America aveva molte serie dedicate alle auto sportive da produzione e quelle costruite in modo specifico per correre sui circuiti. Per queste ultime, le classi erano divise tra automobili con motore inferiore o superiore a 2 litri, e quando c’erano abbastanza partecipanti, si tenevano due corse separate.

Nella serie fino a 2 litri, era presente un’ulteriore suddivisione: 750cc, 1300cc, 1500cc e 2000cc. La Lotus 11 poteva essere prodotta con motore 1100cc, 1220cc o 1500cc. Tutti e tre si basavano sul motore stazionario con la pompa dell’acqua della Coventry Climax. Si trattava di unità molto leggera con albero a camme in testa; questi motori erano ideali per le auto da corsa con motori a bassa cilindrata, prodotti nel Regno Unito, verso la fine degli anni ’50 ed erano utilizzati su autovetture Lotus, Merlin e Elva.

Vidi la Lotus 11 vincere di frequente nelle gare, spesso battendo altre auto con una cilindrata di gran lunga superiore alla loro: erano delle vere e proprie “ammazza-giganti”. Ho sempre desiderato correre su una di esse e molti anni dopo, quando vissi a Londra, mi si presentò l’opportunità.

Si doveva prestare molta attenzione nell’acquisto di una Lotus 11, perché c’erano molte auto fasulle sul mercato, erano facili da produrre e molte delle automobili originali erano sparite, i cui numeri furono poi riciclati e utilizzati su auto di nuova costruzione. Con l’aiuto di un amico, riuscii a trovare un’automobile originale, serie 2 del 1958, di perfetta provenienza. L’automobile era la Lotus 11 del team David Plumstead Racing, che riscosse successo nelle corse nel Regno Unito. Alla fine della sua carriera di corsa, venne montato un hard-top sulla carrozzeria originale con l’ausilio di rivetti, per convertirla in un’auto GT. Si trattava di una soluzione efficace, seppur non molto bella esteticamente.

Quando mi recai a ritirare l’automobile, l’hard-top non c’era più e necessitava di molto lavoro sui buchi lasciati dai vecchi rivetti nella carrozzeria. All’epoca non possedevo un’officina nel Regno Unito, quindi lasciai l’auto a Neil Twyman, che era stato fondamentale per il restauro della mia Alfa Monza e aveva una grossa conoscenza di queste automobili. Nel giro di 8 mesi restaurò completamente la mia Lotus. Era bellissima! Durante il restauro dell’auto, avevo inviato il motore a un mio caro amico, Horst Auer, a Dortmund, in Germania, per compierci un miracolo. Decisi di optare per un’unità da 1498cc, per ottenere il massimo delle prestazioni. Ora l’auto era pronta per essere testata, la caricammo sul rimorchio e ci dirigemmo a Silverstone.

Durante i primi giri sul tracciato l’auto fu una vera e propria sorpresa per me, era così leggera da guidare, la sterzata non richiedeva alcuno sforzo. Il motore era un sogno e rimasi davvero colpito dalla velocità media. Non ero abituato ad automobili così leggere e mi ci volle un po’ per abituarmici. I freni rappresentavano l’unico punto di domanda e più tardi, in condizioni di gara, mi crearono alcune difficoltà. Quando frenavo molto, tutto il peso veniva trasferito alle ruote anteriori e ciò faceva sì che le ruote posteriori si bloccassero, facendo girare l’auto su se stessa. Cercai di bilanciare il problema, ma non riuscii mai a risolverlo del tutto.

In quella stagione persi due gare perchè mi trovai girato verso la direzione sbagliata del tracciato. Nonostante ciò, quella fu un’ottima stagione e condivisi molte bottiglie con il mio amico John Beasly, che guidava una Cooper T39 Bob Tail. Fu una rivisitazione delle gare nel periodo in cui due automobili si trovavano a combattere avvincenti battaglie. Dopo la fine della stagione, fui contattato da un amico che desiderava acquistare l’automobile e, mio malgrado, decisi di accettare la sua offerta. Era un’auto talmente piacevole, ma, come mi accadeva spesso, mi serviva il denaro per completare la mia Maserati 250F, così la caricai sul mio rimorchio e la consegnai al suo nuovo proprietario.

 

Continua a seguire la storia Il racconto delle tre Lotus – Parte 2

 

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