Un luogo privilegiato, il cuore della città. Piazza Grande, Modena.
La piazza è il luogo per le riunioni, gli spettacoli, le memorie storiche.
E’ il luogo del contatto con il mondo esterno. Il podio ideale per la Modena 100 ore.
Improvvisamente piena estate, in cerca di ombra mi riparo sotto i portici.
Il tappeto rosso è pronto. Le casse e il microfono sono collegati: prova microfono, prova uno due tre. Un artista fa le bolle di sapone giganti. Il Duomo e la sua Ghirlandina, la torre civica, è monumento patrimonio dell’umanità. Un sabato pomeriggio caldo e rilassato.
La “Preda Ringadora”, la pietra dell’arringa, ci osserva. Era il palco degli oratori durante il medioevo.
Siamo nel cuore della valle dei motori ed è da questo palco, immaginario, che sentiamo la presenza dei grandi protagonisti dell’automobilismo italiano. Gli occhi al cielo, “Ferrari e Cobra si sfidano ancora”.
La Modena 100 ore è una gara internazionale per auto d’epoca, i piloti si sono sfidati sia in pista che sulle strade chiuse al traffico. Il ruggito di questi potenti motori ha attraversato le strade più belle dell’Emilia Romagna e della Toscana, 1067 chilometri in quattro giorni. Da Rimini a Firenze, Forte dei Marmi a Modena.
Impetuoso il rombo dei motori irrompe nella piazza e la tranquillità si trasforma in divertimento. Finalmente le protagoniste sono arrivate e i sensi sono in tensione. Non si gioca in casa, ma linguaggi diversi si sovrappongono: 14 Nazioni rappresentate dai 104 equipaggi. Numerose le case costruttrici: italiane, tedesche, francesi, inglesi e americane.
Piloti e co-piloti sono sfiniti per il caldo e la prestazione. “Un fiato di bocche accaldate, dopo sfrenate rincorse”. Il poeta Giorgio Caproni si riferiva ai bambini, ma lo spirito sarà stato lo stesso per i concorrenti della sezione Competitiva. Hanno dovuto sfoderare la loro aggressività per le 11 prove speciali su strade a traffico chiuso, una nuova Super Special Stage e tre GP svolte nei leggendari circuiti Enzo e Dino Ferrari di Imola, Mugello e la notturna a Misano. Per la sezione regolarità il programma prevedeva 11 prove media e 12 test di cronometro.
Si è fatto sul serio e qualche auto porta i segni dei duelli. Si è già girato pagina, i motori sono spenti e dalle vetture ancora roventi scendono sorrisi molto soddisfatti. C’è un filo conduttore tra il rapporto visivo e scenografico dei monumenti dominanti e le vetture che parcheggiate riposano dopo lo sforzo dei giorni passati.
Ecco i vincitori della sezione Competizione per le auto registrate prima del 1965. Il premio va all’equipaggio britannico, Richard e Claire Cook, con la loro Shelby Cobra 289 del 1963 AC.
Nella sezione G/H/I il premio è per l’equipaggio belga, Glenn Janssens e Tom De Geeter con la Porsche 911 SC del 1981. Vincitori anche del premio Ayrton Senna.
I partecipanti Albert e Julius Otten, su una meravigliosa BMW 328 Roadster del 1939, si classificano per l’”Indice delle prestazioni”. Questa Bmw è l’unica pre-guerra iscritta al rally.
All’Austin Healy 100/4 M del 1955, con l’equipaggio misto del americano Marc Mezey e dell’inglese Jack Chatham, va il premio nella classe speciale “50’s Sports Car”.
Prime in classifica per l’equipaggio femminile Sharlie Goddard e Suzy Harvey con la Morgan Plus 8 del 1969.
Per la regolarità invece troviamo le tedesche Ute Otten e Brigit Saget con la Porsche 356 B Roadster del 1960.
Paolo Marzatico e Federico Ferrari, con Porsche 911 Carrera 2.8 RSR del 1973 si aggiudicano la Race Tracks.
Abbiamo come vincitori delle prove speciali Kevin e Lee Jones su Ford Escort RS 1600 del 1972.
Vincitori del Super Special Stage all’Autodromo di Modena sono Philip Kadoorie e Daniel Wells con la mitica Lancia Stratos HF GR 4 del 1974. Ai meccanici di questo equipaggio, Colin Bastead e Damian Le Breully, è stato assegnato il trofeo “Mechanical Miracle 2019”. Senza la loro assistenza molte auto non avrebbero tagliato il traguardo.
Il Premio Speciale Brandoli va alla Ferrari 365 GTB/ 4 Daytona.
Con il numero 105, John Dennehy e Paul Halford tagliano il traguardo con la lussuosa Aston Martin V8 Vantage Zagato Coupè del 1986.
Nonostante gli anni, queste magnifiche auto da corsa hanno sfoggiato tutto il loro potere a beneficio dei piloti e di noi appassionati. Siamo circondati dalla storia e dalla bellezza. Congratulazione a tutti i partecipanti e grazie per non lasciare in garage questi capolavori che con i loro otto o dodici cilindri ci fanno vibrare. Che suono!
La scorta si prepara. François Pourcher fa rullare le ruote della Jaguar XK 120 OTS sul tappeto rosso e alcune signore si abbandonano ad urla per salutare il mito di una stagione passata. Ieri il poster appeso in camera, oggi il desiderio di un autografo. Simon Le Bon, il leader dei Duran Duran, ricambia il caloroso saluto… e se avesse intonato The Wild Boys, sarebbe stato troppo perfetto.