La Resurrezione della Ferrari 250 Testa Rossa

Ferrari 250 Testa Rossa - Stephen Griswold

Nel 1958 Luigi Chinetti, importatore del marchio Ferrari negli Stati Uniti, prese in consegna la Ferrari 250 Testa Rossa (0720TR), direttamente dalla fabbrica. Quest’auto era destinata a Jim Johnston di Meadowdale, Illinois. Fu una concorrente abituale nelle corse di SCCA del Midwest (Sports Car Club of America). Partecipò anche alla 12 Ore di Sebring, dove concluse in settima posizione generale e in quarta posizione nella sua serie.
Alcuni anni dopo Johnston vendette la sua Ferrari al suo collega pilota, David Briggs del Missouri, che continuò con essa a partecipare alle corse di SCCA.

Nel 1965, David Briggs subì un incendio nel garage dove custodiva oltre alla Ferrari 250 Testa Rossa, la sua Ferrari da strada, una 212 Vignale Coupé, e l’Alfa Romeo 8C 2900. Quando i vigili del fuoco arrivarono non era rimasto nulla, eccetto i carboni ardenti e le tre pile di metallo contorto che solo alcune ore prima erano splendide automobili.

David Briggs era un agricoltore con una vasta tenuta. La perdita delle sue auto fu un duro colpo e decise di seppellirle in uno dei suoi campi. Prese la pala, salì sul trattore e portò i resti delle macchine, una ad una, sul loro luogo di sepoltura. La storia era ben nota agli abitanti della zona, per nulla interessati alle auto da corsa. Passarono gli anni e Briggs morì.

Negli anni ’80, vivevo in Inghilterra e un giorno il mio amico Rodney Felton, mi chiamò per chiedermi se avessi mai sentito questa storia. In realtà mi risultò nuova, così Rodney, da persona determinata qual’era, incaricò un amico comune, Henry Wessels di recarsi in Missouri per cercare il luogo di sepoltura, appurandone l’esistenza.

Negli anni che seguirono, Henry fece diversi viaggi e alla fine trovò degli indizi sul luogo dove David Briggs aveva scavato in passato. Quando David era in vita, in effetti, non si preoccupò di dire a nessuno dove seppellì esattamente le sue amate automobili. Ai tempi il valore delle vecchie auto da corsa era piuttosto irrisorio, ma ora, vent’anni dopo, era lievitato. Rodney diede il consenso a procedere così Henry con un operatore e la pala meccanica a noleggio si recò sul luogo designato e iniziò gli scavi: in breve tempo la ricerca diede i suoi frutti.

I resti delle automobili apparvero nel loro sepolcro dopo tutti quegli anni. La pala meccanica scavò fino a che furono rinvenuti tutti i pezzi. Telai contorti e arrugginiti e altre parti in acciaio furono raccolti in una pila vicino allo scavo. Henry fece visita ai figli di Briggs e si accordò per acquistare tutto per conto di Rodney.

Quando tutto il materiale arrivò nel Regno Unito, Rodney mi propose di risuscitare la Ferrari 250 Testa Rossa, utilizzando quanto estratto dal terreno. Organizzai di trovarci dal mio amico Giovanni Giordanenco in Italia, a Boves, in Piemonte per visionare il progetto.

 

 

Giovanni era un artigiano e convenne che il salvataggio di questa meravigliosa Ferrari 250 Testa Rossa, sarebbe stata un’impresa estremamente stimolante e soddisfacente.
Una settimana dopo, Rodney arrivò con il furgone pieno dei pezzi di metallo danneggiati: c’erano porzioni di telaio contorto, tubi dell’asse, un albero motore e una sospensione anteriore. Tutte le parti in lega andarono distrutte con l’incendio.

 

 

I pezzi mancanti dovevano essere ricostruiti e ciò richiese circa tre anni. Per prima cosa tagliammo la traversa anteriore originale, che aveva il numero di telaio stampato sopra, 0720TR. Ricostruimmo il resto del telaio da zero, mantenendo la traversa anteriore con il suo numero; per questo accorgimento l’auto non fu considerata una replica, anche se risultò quasi completamente nuova!

 

 

Il risultato finale fu una meravigliosa automobile e Rodney ne fu davvero molto soddisfatto. Tenne la Ferrari 250 Testa Rossa per anni, fino alla sua morte, quando poi fu venduta a un cliente tedesco che la possiede tutt’oggi. Salvare un’auto così importante e far sì che il mondo possa goderne ancora, fu un lavoro estremamente gratificante per me.