“OH MY” La mia prima Ferrari

Ferrari 212 Export Barchetta - Stephen Griswold

Il Cavallino

E’ un grande piacere condividere le proprie passioni con gli amici, non lo pensate anche voi? Oggi vi presento Bruce Owen, il mio coinquilino all’Università della California, a Berkeley, anche lui un grande appassionato di motori. Coincidenze della vita! Lui era originario di San Francisco e aveva dei buoni contatti nell’ambito dei Club delle auto sportive del Nord della California.

 

 

Mi parlava spesso dei suoi cari amici, Art e Kathleene Connel, che vivevano tra Pebble Beach e le Fiji. Art era il proprietario di una Ferrari, ma Bruce non era sicuro di quale modello si trattasse. Gli aveva parlato di me, visto che avevo già avviato la mia officina a Oakland, sulla 49ª strada. Un giorno, Bruce mi invitò ad andare con lui a trovare Art e Kathleen, così avrei potuto vedere la loro Ferrari.

Ci avviammo, con la mia auto, sulla Coast Highway e dopo tre ore giungemmo al cancello di casa Connel a Pebble Beach. Avvertimmo Art del nostro arrivo e percorremmo il vialetto che portava alla casa. Dopo un pranzo delizioso, decidemmo di dare un’occhiata alla sua auto italiana. Art aveva deciso di venderla perché poco utilizzata, visto le sue lunghe trasferte nell’arcipelago al Sud del Pacifico. Ci recammo nel suo garage e quando aprì la porta rimasi esterrefatto nello scoprire che si trattava di una bellissima Ferrari 212 Export Barchetta da competizione. Magnificamente proporzionata dalla Carrozzeria Touring. Provate ad immaginare il mio sguardo “completamente rapito”.

Il suo primo proprietario era stato un nobile siciliano, che aveva partecipato alla Targa Florio e alla Mille Miglia. L’aspetto dell’auto era perfetto, non così la parte meccanica, che avrebbe richiesto molto lavoro. Per queste auto da corsa, per me affettuosamente “vecchiette da corsa”, era una costante. Venivano dimenticate dai proprietari con l’esaurirsi della propria forma agonistica. Art mi chiese se fossi interessato ad acquistarla ed era ovvio che lo fossi, ma ero consapevole di non avere il denaro necessario. Non volevo rinunciare, così gli chiesi dieci giorni di riflessione.

Il regalo di Natale

Una serie di coincidenze, prima Bruce Owen ed ora… Ero appena stato nominato rivenditore Alfa Romeo e la mia banca aveva da poco preparato un piano finanziario. Chiamai il banchiere, ricordo una signora gentile, e la convinsi di includere la Ferrari 212 Export Barchetta nel mio bilancio, con la prospettiva di rivenderla e guadagnarci qualcosa. Così divenni un rivenditore di Ferrari usate!

Qualche settimana dopo, tornai a Pebble Beach, pagai l’auto ad Art e lui mi raccontò la storia di come sua moglie gli avesse regalato quest’automobile un Natale di qualche anno prima. L’avevano vista al Concours d’Elegance a Pebble Beach e Kathleen aveva preso segretamente gli accordi per acquistarla da Chris Cord. Lei organizzò la consegna dell’automobile mentre il marito era fuori casa.

 

 

Il giorno di Natale, Kathleen chiese ad Art di andare nel garage a prendere della legna per il camino. Quando aprì la porta, la Ferrari 212 Export Barchetta era lì ad attenderlo in tutto il suo splendore, avvolta da un nastro e con un biglietto di auguri.
Art mi disse che la guardò in trance e l’unica cosa che riuscì a dire fu “OH MY!”, che divenne così il nome dell’auto. Fu proprietario della “OH MY” per cinque anni, prima di vendermela per 5,000 $. Alcuni anni fa, RM Auctions la vendette per 6,5 milioni di euro: “OH MY!!!”.

Avevo portato con me delle targhe prova, le montai sull’auto e tornai a Berkeley alla guida della mia prima Ferrari. Sulla strada di casa annotai mentalmente tutti i problemi che riscontravo e che dovevano essere corretti. Avevo sentito dire che le Ferrari erano sopravvalutate, ma avrei scoperto presto, che la maggior parte di queste voci erano il risultato di una manutenzione inadeguata e di eccessiva usura, specialmente nelle sospensioni e che tali problemi potevano essere facilmente risolti installando pezzi nuovi.
Non vedevo l’ora di cominciare il restauro della mia auto, ma questa è un’altra storia…