Maserati Barchetta: una storia nella Storia

Barchetta - Ermanno Cozza

La definizione dei diversi tipi di carrozzeria che nel tempo hanno “vestito” le automobili non è mai stata precisa e conseguentemente ha generato una certa confusione. Lo stesso termine è stato applicato, nell’arco dei decenni, a tipi differenti di carrozzeria. A complicare le cose è intervenuto l’uso di terminologie in lingue diverse, accettate universalmente (il francese prima, poi l’inglese e l’italiano), che hanno creato un vocabolario eterogeneo. Anche il termine Barchetta ha subito uguale sorte. Entrato in voga nel primo dopoguerra definiva un’automobile sportiva veloce dalle finiture piuttosto spartane, con una carrozzeria che avvolgeva l’autotelaio fino a coprirne le ruote. Proprio con le barchette ripresero nel 1946 in Italia le corse su strada: il 29 settembre di quell’anno esordì nella Coppa Mercanti una Barchetta condotta dal proprietario Guido Barbieri.
Ernesto Maserati aveva profuso idee e tecnica e l’Ing. Massimino un duro e caparbio lavoro, partendo praticamente da zero. Il motore, derivato dal 6CM del 1939, era stato aggiornato: dotato di 3 carburatori e di distribuzione monoalbero, questo propulsore aspirato (da un litro e mezzo) erogava ben 90 CV a 5000 giri/min. Il telaio tubolare di nuova concezione aveva sospensioni anteriori indipendenti e ponte posteriore rigido con semi-balestre a cantilever. La carrozzeria biposto in alluminio si distingueva per la buona profilature e per un coefficiente di penetrazione aerodinamica veramente notevole. Grazie al peso contenuto (750 kg) la vettura risultava molto piacevole da guidare, permettendo anche a piloti non professionisti di raggiungere i 150 km/h.

Al debutto di Milano seguirono altre vittorie: Mantova, Voghera, … in questa occasione partecipò Gigi Villoresi, che era il proprietario del motore. Con la nascita del Tipo A6GCS, caratterizzata venne temporaneamente accantonata. Sulla A6GCS la cilindrata del motore venne portata a 2 litri e la potenza salì a 120 CV: questo modello ottenne lusinghieri successi, soprattutto nelle corse in salita.
La necessità di meglio proteggere sia l’equipaggio, sia la vettura stessa e in particolare di migliorarne l’aerodinamica, portò a ridisegnare la Barchetta 1946.
Altri costruttori seguirono l’esempio della Maserati e ben presto le competizioni di categoria sport conquistarono non solo il pubblico, ma soprattutto gli appassionati piloti privati. Si arrivò così alla partecipazione alle gare internazionali dove la Maserati poté accrescere e sviluppare le proprie esperienze.
Nel 1953 nacque la Sport 2000 A6GCS/53 sotto la direzione di Gioachino Colombo che riprendeva l’immagine della versione precedente, dotandola di un motore 6 cilindri bialbero che erogava una potenza di 170 CV a 7500 giri/min. Il telaio e le sospensioni, migliorate, si rifacevano al vecchio progetto. Caratterizzata da forme particolarmente accentuate, la vettura manteneva comunque una leggerezza di linee che ne definitiva a fisionomia.
Le vetture sport degli anni ’50 di media cilindrata hanno rappresentato il passaggio obbligato per gli aspiranti piloti alla F1: la Maserati può vantare di essere stava il trampolino di lancio per molti giovani quali, Mantovani, Musso, Giletti, Salvadori, Scarlatti, …
Mentre la formula sport aumentava la propria importanza a livello professionisti internazionale, le barchette continuava a correre, con soddisfazione dei piloti privati che partecipavano alla competizione con grande spirito sportivo.

 

 

Autore: Ermanno Cozza